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E' scontato sottolineare quanto straordinario sia il valore storico costituito da questa testimonianza diretta che ricostruisce con grande precisione la fine di Adolf Hitler, i suoi ultimi discorsi e gli incontri con le altre folli maschere del nazismo, tra cui Martin Bormann, Hermann Göring, Joseph Goebbels. Ma le pagine di Gerhard Boldt, ufficiale tedesco che ha il compito di svolgere lavoro di intelligence nel bunker di Hitler, sono ben più di un documento: raccontano la vita di Hitler nella sua allucinante quotidianità, descrivendo i grandi e piccoli ultimi gesti di una vita dannata che nel suo tramonto trascina nel baratro un intero Paese, fornendo così un’esperienza di lettura quanto mai inquietante e straordinaria. Il Führerbunker che protegge Hitler dall’avanzata sovietica a Berlino, sotto la Cancelleria del Reich, diventa infatti un luogo esistenziale di sconvolgente impatto, un ambiente claustrofobico che più di ogni altro è in grando di trasmettere la sensazione agghiacciante di distruzione e il collasso dell’intero sistema nazista.
Gerhard Boldt (24 gennaio 1918 - 10 maggio 1981), ufficiale dell’esercito tedesco, insignito nel 1943 della Croce di Cavaliere per gli atti di estremo coraggio, si trova negli ultimi mesi di guerra di stanza al Führerbunker, il rifugio del dittatore tedesco Adolf Hitler. Nel dopoguerra ha impegnato la propria esistenza nella ricostruzione e nel racconto di queste drammatiche esperienze.