Pubblicato in Germania per la prima volta nel 1971, Costituzione e lotta di classe raccoglie gli scritti di Hans-Jürgen Krahl, morto a soli 27 anni per un incidente automobilistico l’anno precedente. Allievo di Adorno allo Institut für Sozialforschung di Francoforte, Krahl ha saputo recepire le riflessioni della teoria critica francofortese rielaborandole in modo originale.
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Il capitalismo internazionale non può non generare, prima o poi, “un periodo di catastrofi”. Si comprende quanto sia più che mai attuale quest’affermazione che costituisce la tesi di fondo de L’accumulazione del capitale, il principale testo di teoria economica di Rosa Luxemburg, pubblicato a Berlino nel 1913. L’opera è stata scritta per superare una contraddizione logica insita nella spiegazione dell’accumulazione capitalistica data da Marx.
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Lo sviluppo del capitalismo in Russia è una delle prime opere politiche di Lenin e quella che lo consacrò come uno dei massimi teorici del marxismo. Iniziata nel gennaio 1896 nel carcere di Pietroburgo, fu portata a termine in Siberia, nel villaggio di Sciuscenskoie, dove Lenin scontava una condanna di tre anni inflittagli per l’attività svolta come membro e animatore dell’Unione di lotta per l’emancipazione della classe operaia. Terminata nell’agosto 1898, l’opera uscì tra il 26 e il 31 marzo sotto lo pseudonimo di Vladimir Ilin.
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Il marxismo davanti alle società “primitive”, qui ripubblicato con la Postfazione, inedita in italiano, alla seconda edizione francese del 1979, è senza dubbio un classico, uno dei testi fondanti dell’antropologia marxista francese.
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“[…] la lotta di classe non [è] una semplice conseguenza del modo di produzione e dello sfruttamento […]. In altre parole, non soltanto il modo di produzione capitalistico […] non è altro che un modo di sfruttamento, ma lo sfruttamento stesso non è altro che la forma storica fondamentale della lotta fra le classi. […] Nella produzione immediata, la lotta di classe non comincia con la ‘resistenza’ della classe operaia allo sfruttamento nelle sue diverse forme (prolungamento della giornata lavorativa, aggravamento delle condizioni di lavoro, diminuzione dei salari reali, ecc.), ma già con queste stesse forme.”
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Educazione e lotta di classe, risalente a metà degli anni ’30 del Novecento, propone una ricostruzione marxista della storia dell’educazione, mostrandone il carattere intrinsecamente ancorato al conflitto di classe presente nelle varie epoche storiche osservate.
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Vero e proprio presupposto della sua riflessione strategica, i Quaderni filosofici di Lenin segnano il rigetto del positivismo, del meccanicismo e del materialismo volgare della Seconda Internazionale. La realtà e il processo della conoscenza, per Lenin, devono essere interpretati alla luce della dialettica. Su questo punto Lenin insiste proprio nei Quaderni filosofici, frutto della sua rilettura delle opere di Hegel, giungendo alla conclusione che “non si può comprendere perfettamente il Capitale se non si è compresa e studiata attentamente tutta la logica di Hegel. Di conseguenza, mezzo secolo dopo nessun marxista ha compreso Marx”.
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Tra i più influenti teorici marxisti del XX secolo, Henri Lefebvre pubblica Il marxismo e la città nel 1972. Il suo obiettivo è quello di raccogliere tutte le riflessioni sulla città e sui problemi urbani contenute nelle opere di Karl Marx e Friedrich Engels. Si tratta, quindi, non solo di una rilettura tematica dell’eredità dei due autori ma anche di un’esegesi, che rende il seguente volume un utile strumento per capire le origini teoriche delle linee di ricerca lefebvriane.
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Alla fine degli anni ’70, la crisi del marxismo e della prospettiva comunista è dichiarata. In questa raccolta del 1984, Emilio Agazzi la affronta proponendo un programma di ricostruzione della teoria marxista in grado di superare le sue precedenti formulazioni, ortodosse o critiche, sovietiche od occidentali.
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Queste pagine sono state scritte da Marx in periodi differenti della sua vita. Messe insieme segnano e abbracciano tutto l’arco di sviluppo del suo pensiero. Le date sono di per sè eloquenti (1844, 1858, 1867, 1881-1882) e subito ci richiamano alla mente opere e vicende già note e ben conosciute: i Manoscritti economico-filosofici del 1844, Per la critica dell’economia politica, il Capitale, gli ultimi anni terribili della vita di Marx.
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Pubblicato in francese nel 1978, Lo Stato, il potere, il socialismo, ultimo libro del sociologo greco Nicos Poulantzas, rappresenta un testo fondamentale per lo sviluppo di una teoria marxista dello Stato.
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Materialismo ed empiriocriticismo costituisce un classico del pensiero marxista che è stato tuttavia variamente svalutato dal cosiddetto “marxismo occidentale”, che non ha colto il valore intrinseco del materialismo integrale illustrato e dispiegato in questo testo da Lenin, in profonda e originale sintonia critica con la lezione materialistica di Marx ed Engels. In questo testo, Lenin difende il carattere oggettivo – e tuttavia relativo, mai assoluto – di ogni conoscenza, la quale è sempre approfondibile criticamente.
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Perché mai il dominio di classe non resta quello che è, vale a dire un assoggettamento di fatto di una parte della popolazione a opera dell’altra, e prende invece la forma di un potere statuale ufficiale, ovvero, che è lo stesso, perché l’apparato della coercizione statuale non viene costituito già come apparato privato della classe dominante, ma si distingue da questa assumendo la forma di un apparato pubblico impersonale, separato dalla società?
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Comprendere a fondo i lineamenti e la maturazione della critica dell’economia politica di Marx significa seguire il “filo conduttore” dei suoi studi oltre che confrontarsi con un metodo di lavoro estremamente travagliato, sempre aperto al ripensamento, all’integrazione, all’autocritica.
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Come collocare Karl Marx nella storia del pensiero economico? Ultimo degli economisti classici o primo dei moderni? Né l’una né l’altra cosa. La critica dell’economia politica di Marx rappresenta piuttosto una rivoluzione scientifica incompiuta. La teoria del valore di Marx apre un nuovo campo teorico.Non rompe soltanto con la dottrina sostanzialistica di Smith e Ricardo, rompe anche con la prospettiva non-monetaria della teoria neoclassica.
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Poema pedagogico di Makarenko è uno dei libri più tradotti e letti al mondo, considerato universalmente uno dei capolavori del realismo socialista e della letteratura pedagogica mondiale. È la storia della colonia Gorkij, sorta nella giovane Unione Sovietica degli anni Venti, un istituto per la rieducazione di minori responsabili di attività criminose. Una colonia che si trasformerà da insieme di banditi a collettivo cosciente di giovani sovietici, simbolo della trasformazione compiuta dall’URSS in quegli anni.
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Donne, granai e capitali è una pietra miliare dell’antropologia che segna l’ingresso dell’apparato concettuale marxista negli studi antropologici. Quest’opera costituisce il risultato di una lunga riflessione che ha inizio nel 1958, anno in cui Claude Meillassoux esordisce come etnologo tra i Guro della Costa d’Avorio. Ma rappresenta anche uno dei tentativi più efficaci di situare storicamente i modi di produzione che hanno preceduto la comparsa del capitalismo e resta a tutt’oggi il primo lavoro di un antropologo inteso a cogliere la funzione essenziale svolta da uno di questi modi di produzione – quello domestico – nel processo riproduttivo del capitalismo stesso.
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La Kritik, scritta nel 1843, è il testo nel quale Marx si è maggiormente confrontato con la teoria della società moderna e dello Stato politico di Hegel e, più in generale, con l’idea hegeliana di filosofia e di dialettica. Ciò che è in gioco in questo testo marxiano sono temi essenziali come la nascita della modernità in quanto autonomizzazione di mercato economico e Stato politico, la democrazia fondata sulla radicalità della sovranità popolare, la configurazione della burocrazia e delle istituzioni statali come corpi dell’“intelletto” separato ed astratto.
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Il testo dedicato alle Differenziazioni sul concetto di progresso, che qui presentiamo in una nuova traduzione italiana, rappresenta un’efficace sintesi della filosofia politica di Ernst Bloch. Nella galleria del marxismo del Novecento, da troppo tempo si riserva a Bloch l’etichetta del più eretico tra gli eterodossi, fino a fare dell’attraversamento blochiano del marxismo una sorta di inessenziale accidente. Eppure, Bloch, sempre assai critico nei confronti di un certo marxismo di Stato, non ha mai cessato di riprendere e svolgere nel presente i punti fondamentali del pensiero di Karl Marx.
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Scritti quando Trotskij si trovava in esilio, i testi raccolti in La rivoluzione permanente coprono l’arco di anni che va dal 1928 al 1936. In essi, Trotskij si difende dagli attacchi personali, formula le prospettive strategiche di indirizzo politico per l’URSS e si preoccupa di delineare un nuovo orizzonte di lotta rivoluzionaria in tutti i paesi in cui domina il capitalismo.
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