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Il profilo psicologico di Adolf Hitler che Walter Langer redasse in piena guerra, nel 1943, rappresenta un documento di grande eccezionalità. Non solo perché, coinvolgendo un promettente psicoanalista e docente universitario (di genitori tedeschi), l’OSS, futura CIA, inaugurava una strategia di intelligence che avrebbe avuto un grande sviluppo poi nelle attività di spionaggio della Guerra Fredda, e dalla polizia nella ricerca dei criminali seriali. Lo studio di Langer ha, infatti, anche un grande valore storico, ed è una fonte imprescindibile per chi voglia approfondire il profilo personale di Adolf Hitler: sapendo elaborare un’ interpretazione dei ricchi dati biografici a disposizione che tiene conto delle componenti consce e razionali quanto di quelle legate al profondo e all’inconscio, Langer ha insegnato a leggere i documenti in un modo tutto nuovo, e ha aperto un orizzonte e una metodologia di ricerca per le scienze storiche. Certamente, si ha delle ragioni ad affermare che rimarrà in ultima analisi “inesplicabile” la personalità di Adolf Hitler – che sia stato un folle, la più tremenda personificazione diabolica del male, o altro ancora –, ma la previsione di Walter Langer – il suicidio del dittatore tedesco “come un risultato molto attendibile” – come molte altre sue spiegazioni, colpiscono profondamente il lettore di oggi.
Walter Charles Langer (5 febbraio 1899 - 4 luglio 1981), professore a Harvard, durante la seconda guerra mondiale venne nominato capo della Sezione Ricerca e Analisi dell’Ufficio dei Servizi Strategici (OSS). Dopo una lunga attività accademica, si ritirò in Florida e morì a Sarasota all’età di 82 anni.